Pia Locatelli componente del tavolo di concertazione per le pari opportunità nella ricerca scientifica

Anche nella ambito della ricerca scientifica, della scienza e della  tecnologia in generale devono valere le pari opportunità e per questo si  sono messi al lavoro le due ministre direttamente coinvolte, Mara Carfagna  e Mariastella Gelmini. La ministra delle pari opportunità e quella  dell’istruzione cercheranno di fare in modo che non vi siano differenze di  trattamento tra uomini e donne in un settore chiave per il nostro futuro. 
Il compito di affrontare concretamente i problemi connessi, di diffondere  la cultura di genere e di progettare e attuare percorsi formativi ad hoc,  è stato affidato a un ‘Tavolo di concertazione’
tra Ministero dell'Istruzione e Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio a sostegno di politiche di parità nella ricerca scientifica che avrà anche ‘funzioni  di indirizzo, coordinamento e pianificazione delle azioni per l’attuazione  alle direttive e alle raccomandazioni dell’Unione europea’. Del ‘Tavolo’ che si insedierà per la prima volta il prossimo 12 ottobre - costituito da  rappresentanti dei ministeri e delle agenzie coinvolte fanno parte anche  alcuni esperti tra cui  Pia Locatelli, presidente  dell’Internazionale Socialista Donne.

Pia Locatelli - Nel parlamento afghano ci saranno più donne che in Italia


Nei giorni scorsi, per la terza volta da quando il Paese non è più nelle mani dei Talebani, si è votato in Afghanistan per eleggere il Parlamento (si votò la prima volta nel 2005 ancora per il Parlamento e nel 2009 per scegliere il Presidente).
Non tutto è filato liscio: la sola giornata di elezioni ha visto più di 300 attentati, una ventina di morti - ma c’è chi dice che siano più di 40 -, oltre 100 feriti e alcune decine di persone rapite tra le file degli 85.000 impegnati a rendere possibili le elezioni. Ma, nonostante le condizioni di estrema difficoltà, il processo di democratizzazione di questo martoriato Paese ha fatto un altro passo avanti.
In primis: migliaia di persone che hanno lavorato per avere “free and fair elections” sono un chiaro segno di voglia di democrazia. Essere riusciti a organizzarle è quasi un miracolo ed il merito va a Staffan de Mistura, capo della missione ONU, sempre presente nelle zone difficili del mondo. Per eleggere 249 parlamentari sono stati istituti più di 5.800 seggi, che hanno funzionato per oltre il 90%, e questo è già da solo un successo: un seggio è un bersaglio fisso esposto al rischio di attentati per un’intera giornata. Oltre 2.500 sono state le candidature, delle quali quasi la metà rappresentata da giovani; le donne candidate sono state 400 e almeno 69 saranno elette perché la Costituzione impone una quota del 25%. Si vota per collegi uninominali e i candidati sono riconoscibili attraverso simboli semplici, vicini alla realtà quotidiana - una pecora, due ferri da stiro… - per consentire il voto degli, e soprattutto delle, analfabeti/e. A conclusione della giornata il 40% della popolazione è andata a votare; i risultati si conosceranno non prima di un mese.
Molta stampa italiana ed internazionale ha commentato negativamente queste elezioni, mettendo in risalto soprattutto i brogli, le violenze e la compra-vendita di voti. Critiche sono state rivolte al fatto che quasi tutti i parlamentari uscenti si sono ricandidati, e saranno rieletti per l’80%. Anche la partecipazione al voto è stata considerata insufficiente.
Una valutazione ingiusta, superficiale e soprattutto poco generosa. Certamente noi italiani non possiamo dare lezioni a nessuno sulle ricandidature: siamo alla 16a legislatura e quindi dal 1948 ad oggi abbiamo eletto circa 14.500 parlamentari, ma i nomi sono troppo spesso gli stessi, infatti nel nostro Parlamento si sono avvicendate all’incirca 3.000 persone. Il 40% di partecipazione al voto, in un Paese che possiamo definire in guerra e a rischio di attentati, è sicuramente positivo. Nelle elezioni europee dello scorso anno ha votato il 47%: il confronto non merita commento.
Infine le donne: non sono molte le candidate, rappresentano circa il 16%, ma per una donna candidarsi in quel Paese richiede un grande coraggio ed ogni candidatura per me vale il doppio... Auguri alle candidate afghane, quale che sia il loro partito. Le elette saranno il 25% dell’assemblea parlamentare, più della presenza femminile italiana che ancora non raggiunge il 20%. Noi ci consideriamo un Paese avanzato, ma poi non siamo capaci di introdurre le quote rosa, in nome di un liberalismo che parla di merito e non dà risultati, e sì che non ci vuole il coraggio delle donne afghane...


Pia Locatelli
Presidente dell’Internazionale Socialista Donne

L’Esecutivo Regionale del Partito Socialista, su proposta del membro della Direzione Nazionale Claudia Bastianelli, riunitosi il giorno 23 settembre 2010, ha approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno:

“Il rispetto dei diritti umani è da sempre al centro della politica del Partito Socialista, in ogni ambito della società civile, dalla tutela delle minoranze, alla tutela dei diritti di genere. Fedeli a quanto previsto dal quarto capitolo del manifesto del PSE, People First, e a quanto disciplinato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il nostro Partito si impegna ad ogni livello territoriale e nazionale a veicolare nel miglior modo possibile, ogni comportamento idoneo a permettere la consapevolezza della società civile e prendere dunque le difese di tutti quei soggetti ai quali vengono negati tali diritti
In base a ciò, il Partito Socialista Umbro, ritiene necessario intervenire su quanto sta accadendo in Iran alla giovane Sakineh, e alla recente esecuzione della pena capitale di Teresa Lewis nello Stato americano della Virginia, ricordando che tali crimini riguardano purtroppo tante altre donne di cui, però, non siamo a conoscenza a livello internazionale.
La pena di morte rappresenta un orrore della società contemporanea ormai non più accettabile in alcun Paese, la lapidazione rappresenta forse la forma peggiore di applicazione di tale barbarie. Troppe donne, soprattutto nei Paesi Islamici, rimangono vittime di lapidazione condannate da sentenze arbitrarie e per reati, quali ad esempio l’adulterio, che nella gran parte del mondo occidentale rientrano nella sfera delle libertà di autodeterminazione.
Le pratiche violente che vengono inflitte sulle donne come la pena di morte tramite lapidazione oppure l’infibulazione o l’imposizione di indossare il burqua, non sono rappresentative di una particolare forma religiosa, ma costituiscono una forma di oppressione patriarcale che ha come unico scopo quello di annullare il corpo e l’anima delle donne e di far si che, nascoste dietro un velo quadrettato, non osino mai ribellarsi, ma continuino a vivere nel ghetto che qualcun altro ha costruito per loro. Il Partito Socialista dell’Umbria, in collaborazione con il Partito nazionale ed in conformità con la comunità internazionale, ha intenzione di continuare a tenere alta l’attenzione sul caso di Sakineh, consapevoli che la difesa di questa donna equivale alla difesa della democrazia, di tante altre vittime e soprattutto alla difesa della figura della donna, obiettivo che ciascun Paese civile dovrebbe perseguire, anche gli Stati Uniti d’America.”
Aldo Potenza Segretario Regionale Partito Socialista

di Daniela Mignogna. Lettera all' Onorevole Giovanardi

Gentile Onorevole Giovanardi,
parlo a nome di tutte le madri di ragazzi disabili gravi e gravissimi presenti in ogni regione italiana.

Nei giorni scorsi abbiamo letto il Suo intervento riguardo quell’increscioso episodio di insensibilità che ha coinvolto un padre di Brescia, con difficoltà economiche e l’impossibilità di pagare la retta della mensa scolastica ad uno dei 3 figli.
La risposta del burocrate di turno è quanto di più indecente abbiamo sentito negli ultimi anni, così come indecente è stata la mancanza di ogni provvedimento, perché persone di questo tipo non devono più avere alcun privilegio economico, politico e sociale. Ma ormai siamo abituate a vederne e a sentirne di ogni specie.

Avendo Lei la delega alle Politiche della Famiglia, mi permetto di sollecitarLa ad una particolare attenzione nei riguardi delle famiglie con figli disabili. Queste, spesso numerose, hanno grossi problemi finanziari dovuti alle cure mediche e riabilitative che lo Stato non sempre garantisce. (...)

Nella nuova Direzione Nazionale del PSI una eletta per investitura diretta: Anna Falcone


Lo scorso 18 Settembre 2010, il Consiglio Nazionale del PSI, riunito a Ravalle (Ferrara) per la festa dell’Avanti, ha eletto la nuova Direzione Nazionale del Partito Socialista Italiano.
All’elenco formato su proposta delle Regioni, l’Assemblea del Consiglio Nazionale - su esplicita richiesta del segretario Regionale della Toscana, supportato dai segretari di Lombardia e Abruzzo e da altri membri del CN - ha chiesto, prima della votazione definitiva, di aggiungere il nome della compagna Anna Falcone, per i meriti ed i risultati ottenuti in Italia e in Europa come rappresentante nazionale delle pari opportunità e per l’impegno e le qualità dimostrate come giovane dirigente del PSI.
Molte proteste, infatti, si erano levate dalla platea per l’assenza dall’organismo della giovane dirigente, fra le più apprezzate e popolari del Partito in tutta Italia.
L’ampia maggioranza di voti positivi espressi ha fatto sì che per la prima volta un dirigente nazionale entrasse a far parte dell’organismo sovrano del PSI per investitura diretta da parte del Consiglio Nazionale.
La Falcone ha ricevuto i complimenti di moltissimi compagni e dirigenti per il lavoro svolto e il risultato ottenuto in termini di consenso personale e politico, nonché per la ventata di entusiasmo e democrazia che la sua spontanea investitura, voluta da così tanti compagni e compagne, ha portato nel partito.
Non sempre tutto è ‘scritto’ e non tutti i partiti, o non tutti nei partiti, soffrono i mali della ‘partitocrazia’

nuova direzione nazionale PSI




Lettera alla Ministra Carfagna

di Daniela Mignogna
Comitato Nazionale di madri di bambini e ragazzi disabili gravi LE MAMME H dopo aver scritto più volte al Ministro per le Pari Opportunità, On. Mara Carfagna, sono state finalmente convocate.
La spinta che le muove è la constatazione che per le famiglie con figli disabili non esistono Pari Opportunità.Verranno presentati 5 punti di confronto.

La disabilità è un argomento complesso e vasto. I bambini che nascono con patologie genetiche , metaboliche, traumi da parto , sono in forte aumento , senza dimenticare quelli che diventano disabili a causa di incidenti stradali o domestici .
La famiglia si trova da un momento all’altro a dover cambiare vita, viene travolta dai sentimenti, dai timori, dalla disperazione , dalla incredulità.
Le madri con figli disabili non hanno le stesse Pari Opportunità della altre madri.
Le donne che si trovano a vivere la realtà di un figlio disabile non vengono informate adeguatamente del sostegno previsto dalle nostre leggi che spesso sono inapplicate proprio da chi dovrebbe invece metterle in opera.
Il primo ostacolo a cui si trova di fronte una madre è la mancata e adeguata assistenza per permetterle di continuare a lavorare , sia per mantenere inalterato il livello economico del nucleo famigliare, sia per mantenere un minimo di vita di relazione, che può aiutare nel tempo a vivere un contesto sociale e non rischiare di cadere nella depressione più totale. Abbiamo esempi strazianti di madri che uccidono il figlio disabile e a volte si uccidono esse stesse...
Le patologie genetiche, gravissime in molti casi , possono coinvolgere l’apparato motorio , respiratorio, sensoriale: ci troviamo così di fronte a un bambino che per vivere ha bisogno di un respiratore, dell’inserimento della PEG ( sondino per l’alimentazione inserito nello stomaco) e con la vista o l’udito compromessi .In questi casi per permettere alla mamma di tornare al lavoro dopo il periodo previsto per il congedo di maternità sarebbe necessaria un’assistenza con personale sanitario di almeno 10 ore al giorno ( 8 di lavoro e 2 per gli spostamenti). Così non è se non in rarissimi casi: nella maggior parte delle situazioni in tutte le Regioni italiane le madri sono costrette a scegliere se occuparsi del loro bambino, rinunciando al lavoro o scegliere il lavoro, rinunciando a vivere con il proprio figlio.
Il delitto peggiore che si possa commettere è separare un figlio dalla propria madre, e questo avviene quando questi ragazzi vengono inseriti nei centri residenziali, non inferiore come gravità a mettere di fronte a scelte sofferte, solo per motivi economici, queste stesse madri che hanno la sola colpa di appartenere a un ceto medio , o medio basso.
A quali madri di figli normodotati viene chiesto di fare questa scelta? Per loro ci sono le babysitter, i nidi , i nonni, per i figli in condizione di handicap invece le babysitter non hanno la preparazione necessaria, gli asilo-nido spesso non si attivano, visto che fanno capo al Comune le spese di gestione ,i nonni ,quando ci sono ,sono spaventati dall’impegno “straordinario nel vigilare un bambino con disabilità grave.
“Mancano i fondi necessari”: sono le parole che sia le ASL che i comuni tramite gli assistenti sociali ripetono fino alla nausea alle famiglie , ma allora che devono fare queste donne e madri? Quali sono le priorità di un Paese civile?

Donne e sviluppo, cos’è che non va

di Pia Locatelli


L’ultimo rapporto sull’occupazione dell’OCSE, l’organizzazione che riunisce una trentina di Paesi che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato, ancora una volta mette in evidenza l’anomalia italiana tra Paesi che per molti altri aspetti sono molto simili all’Italia: siamo fanalino di coda per tasso di occupazione femminile, meno di una donna su due in età da lavoro è occupata, e solo la Turchia fa peggio di noi. Questa anomalia ne trascina con sé molte altre, delle quali è insieme causa ed effetto: sono tutti troppo bassi il tasso di fertilità, gli investimenti a favore delle famiglie, le presenze femminili nelle istituzioni, le leadership femminili praticamente in tutti i settori.
Sono sotto gli occhi di tutti gli ostacoli che impediscono al nostro di diventare un Paese normale, in primis gli scarsi servizi che rendono difficile conciliare i tempi per il lavoro e i tempi per la famiglia. Purtroppo manca in Italia la consapevolezza che lo spreco di risorse rappresentate dalle donne è una delle cause fondamentali della scarsa crescita e competitività del nostro Paese.

Non lo si capisce, o meglio non lo si vuol capire, perché non bisogna essere dei maghi dell’economia per capire che la produttività di un Paese, oltre che dall’uso degli impianti, è determinata principalmente dal numero delle ore lavorate e quindi dal numero di persone, uomini e donne, che lavorano.
Dietro queste semplici verità stanno problemi di cultura e di stereotipi culturali, di politiche coerenti, ed insieme una buona dose di misoginia.
D’altronde cosa possiamo aspettarci da un Paese in cui il Primo Ministro si serve di escort per affermare la sua presunta virilità ed il Ministro degli Esteri definisce “incapaci di capire gli interessi italiani” coloro che reagiscono alle sceneggiate del dittatore libico che si procura a pagamento finte scolare per le sue finte lezioni di Islam? Siamo sicuri che tutto questo sia normale? Che tutto questo non danneggi un Paese, il nostro Paese?
Consentitemi una nota non in tema ma di estrema importanza: Sostengo con convinzione l’iniziativa del nostro partito degli adesivi con l’effige di Sakineh e l’invito a sottoscrivere l’appello per la sua salvezza. Sono contenta di questo e della mobilitazione che si sta realizzando in diversi Paesi. Le numerose iniziative per tentare di salvare questa coraggiosa donna iraniana, vittima di un regime e di una legislazione che non tengono in nessun conto i diritti umani, sono tutte da sostenere. Qui non devono esserci distinguo.
Sono quindi d’accordo anche con la proposta del ministro Frattini che si dichiara disponibile ad incontrare il suo collega degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, per “favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione a favore delle vita di Sakineh”. Ma perché Frattini, che ha così buoni rapporti con Gheddafi, non gli ha chiesto cosa ne pensasse? Nella sua lezione a pagamento sull’Islam, il dittatore libico ha dichiarato che le donne musulmane sono più libere di quelle cristiane. Se davvero Frattini intende agire per salvare Sakineh, chieda un aiuto a Geddafi.
Sono passati solo pochi giorni dalla sua dichiarazione sulla libertà delle donne islamiche, non può essersene dimenticato.

Sakineh,

la lapidazione è stata sospesa


Sakineh Ashtiani non sarà lapidata a morte.
Le autorità iraniane hanno annnunciato di aver sospeso l'esecuzione della pena capitale per la donna condannata per adulterio. "Il verdetto sulle vicende extraconiugali è stato fermato ed è al momento sotto revisione", ha detto alla tv iraniana il il ministro degli esteri Mehmanparast.

Iran. Locatelli: Frattini e Berlusconi chiedano a Gheddafi aiuto per Sakineh

“Ottima la proposta del ministro Frattini, pronto a incontrare il suo collega degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, per ‘favorire insieme, nel comune interesse, una positiva soluzione a favore delle vita di Sakineh’, ma perché il nostro ministro degli Esteri, e lo stesso Berlusconi, che hanno così buoni rapporti con Gheddafi, non chiedono un intervento anche al leader libico?”
E’ quanto propone, Pia Locatelli, esponente del Psi e presidente dell’Internazionale socialista donne. “In fin dei conti, nella sue ‘lezioni’ romane sull'Islam, il dittatore libico ha dichiarato che le donne musulmane sono più libere di quelle cristiane. Dunque Frattini gli chieda aiuto per salvare Sakineh visto che sono passati solo pochi giorni dalla sua dichiarazione sulla libertà delle donne islamiche. Gheddafi – conclude Locatelli - ha a portata di mano una buona occasione per dimostrare che diceva sul serio e non faceva solo propaganda”.

Legge elettorale,Locatelli con la Carfagna per la doppia preferenza

“Uninominale, mattarellum, tedesco o porcellum, ma la legge elettorale non si può declinare solo al maschile”.

E’ il commento, Pia Locatelli, esponente del Psi e presidente dell’Internazionale socialista donne.

“Se si ricomincia a discutere seriamente di legge elettorale, - prosegue Locatelli - bisogna affrontare il nodo della presenza femminile nelle liste e una strada è quella seguita dalla regione Campania per le regionali. Sulla doppia preferenza c’è ora il sostegno importante della ministra Carfagna che ha appena scritto alle promotrici dell'appello per la 'doppia preferenza', annunciando il suo ‘massimo impegno’ pieno e consapevole’ ‘nel perorare la causa di una vera e piena partecipazione delle donne alla vita delle istituzioni rappresentative. La sentenza del 14 gennaio 2010 n.4 della Corte Costituzionale, - scrive ancora la ministra per le Pari opportunità - ha legittimato la legge della Regione Campania che prevede la doppia preferenza di genere. L'esperienza da me personalmente vissuta come capolista nelle ultime elezioni regionali, e gli evidenti risultati conseguiti, dimostrano che questa è la strada da percorrere per riequilibrare situazioni di partenza gravemente disomogenee’. Dunque – conclude Locatelli – visto che si parla di legge elettorale e che c’è un modello concreto a cui fare riferimento, per una volta le donne facciano sentire la loro voce, tutte assieme senza differenze di schieramento”.

Lettera di Daniela Mignogna. Mamme H


Bologna, 02/09/2010

Gentilissima Ministro Carfagna ,

siamo il GRUPPO MAMME H , mamme con figli disabili dove H sta per handicap con 24 h al dì. Abbiamo letto l’intervista esclusiva da Lei rilasciata al giornalista Massimo Pandolfi del “Resto del Carlino” e la frase al termine dell’intervista:

“Ho un cruccio che è insieme un desiderio: vorrei tanto migliorare le condizioni dei disabili: con le loro famiglie, vivono spesso situazioni non facili, per non dire drammatiche. Sono certa che riusciremo a fare qualcosa per aiutarli”

hanno fatto sorgere spontanea una domanda :

Se Lei Ministro vuole migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità, perché non ha risposto alla lettera raccomandata inviata da una mamma del gruppo, presidente di una associazione, che si occupa di sostegno alle famiglie con figli disabili, inviata ad Aprile 2010 e messa in rete sul portale della redazione DISABILI.COM, seguita da molte adesioni di familiari, con l’intento di migliorare la vita delle donne e madri con figli gravi e gravissimi, che necessitano anche di macchinari per il sostegno fondamentale per vivere?

Signor Ministro in quella lettera veniva espressamente chiesto un incontro per informarLa delle difficoltà del vivere quotidiano che queste famiglie affrontano, della loro solitudine, carenza di assistenza e sostegno economico, oltre che di opportunità negate.

Per questi motivi, fu richiesto il suo interessamento come Ministro alle Pari Opportunità.

Speriamo che questa volta, la nostra lettera colga più attenzione, anche a dimostrazione della validità della Sua dichiarazione, auspicando quindi che l’incontro richiesto, possa trovare accoglimento come Gruppo MAMME H .

Siamo tante, siamo stanche, ma anche determinate.

In attesa di una Sua cortese e sollecita risposta porgiamo cordiali saluti .


Per il Gruppo MAMME H
DANIELA MIGNOGNA – E-MAIL . midasiena@yahoo.it
MARINA COMETTO -