Grande interesse a Sulmona per il convegno con Anna Falcone.

di Massimo Carugno

Ieri 29 ottobre presso la sala conferenze della Comunità Montana, di fronte ad una sala piena, Anna Falcone, componente della direzione nazionale del P.S.I., ha illustrato la posizione Socialista in ordine all’obiettivo politico – sociale del raggiungimento delle pari opportunità.
In particolare ha illustrato i dettagli della nuova legge elettorale regionale della Campania, adottata prima delle ultime consultazioni elettorali, su proposta del gruppo consiliare socialista, spiegandone i meccanismi e gli effetti e illustrando, soprattutto, come sia divenuto possibile esprimere con un solo voto una doppia preferenza: una per un candidato di sesso maschile ed uno per una candidata di sesso femminile.
Molte le donne presenti di tutte le estrazioni politiche e tra esse l’On.Paola Pelino (PDL) ed il Vice Presidente della Provincia dell’Aquila Antonella Di Nino (PDL). Ovviamente era presente tutta la classe dirigente regionale Abruzzese del P.S.I.

Visita agli accampamenti Saharawi


Pia Locatelli guiderà una delegazione dell'Internazionale Socialista Donne che dal 30 ottobre al 2 novembre si recherà nel Sahara occidentale per conoscere la realtà delle donne che vivono negli accampamenti Saharawi. 
La visita avrà inoltre lo scopo di portare solidarietà politica e contribuire al rispetto e alla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella regione.

La corte costituzionale dice sì alla doppia preferenza di genere: una vittoria socialista! 

La legge elettorale della Campania ha superato con successo il vaglio di Costituzionalità della Consultae, con essa, passa la leggitimità della doppia preferenza di genere proposta, in fase di formazione nella legge, dal Gruppo Socialista. 

E' un successo importante e meritato di cui ci complimentiamo con le compagne e i compagni campani e che auguriamo veder replicato presto nelle altre Regioni italiane.

Il meccanismo della doppia preferenza di genere inaugura un nuovo corso nelle battaglie per l’equilibrata rappresentanza politica di donne e uomini: costituisce, infatti, uno strumento formidabile per consentire all’elettorato di determinare dal basso quel riequilibrio della rappresentanza di genere e la giusta rappresentanza democratica delle donne nelle assemblee elettive che un certo il sistema politico con riesce o non vuole garantire. I Socialisti no: noi stiamo dalla parte delle donne, senza se e senza ma.             

Mi auguro che questo successo sia il primo di una nuova stagione di battaglie per l’uguaglianza e il riconoscimento dei diritti delle donne portate avanti da tutto il Partito Socialista. 

L’Uguaglianza di genere è un obiettivo prioritario su cui concentrare sempre di più tutte le nostre forze. L’abbiamo sottoscritto nel PSE in Europa, dobbiamo perseguirlo con assoluta determinazione anche in Italia.


DIREZIONE: ELETTA LA NUOVA SEGRETERIA NAZIONALE

La direzione del partito svoltasi oggi ha eletto (all'unanimità con un astenuto) la nuova segreteria nazionale che è composta da: Marco Di Lello, Franco Bartolomei, Roberto Biscardini, Luca Cefisi, Rita Cinti Luciani, Bobo Craxi, Mauro Del Bue, Lello di Gioia, Luigi Incarnato,  Gerardo Labellarte, Patrizia Marchetti, Gennaro Mucciolo, Nino Oddo, Donato Pellegrino, Silvano Rometti, Gianfranco Schietroma, Angelo Sollazzo oltre ai membri di diritto Giovanni Crema, Presidente della CNG, Oreste Pastorelli Tesoriere, Luigi Iorio segretario nazionale della FGS e Rocco Vita, indicato Presidente della Consulta nazionale degli amministratori.

Pia Locatelli : Italia, Stato laico o confessionale

Le polemiche sul Nobel a Edwards confermano il vizio di fondo della legge 40


Il premio Nobel per la medicina è stato assegnato a Robert Edwards per le sue ricerche che hanno reso possibile il trattamento della infertilità, una condizione che colpisce più del dieci per cento di tutte le coppie del mondo.
Mentre la comunità scientifica e tutti coloro che hanno fiducia e non paura della scienza esprimono soddisfazione per la decisione dell’Istituto Karolinska di Stoccolma, altri ritengono che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo. 
Tra questi il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che ha accusato il biologo di essere causa del “mercato degli ovociti”, dell’abbandono degli embrioni che “finiranno per morire» e dello «stato confusionale della procreazione assistita, con figli nati da nonne o mamme in affitto”.
Purtroppo il governo del nostro Paese la pensa come la Pontificia Accademia e mentre il Nobel del 2010 riconosce il valore scientifico ed etico della fecondazione assistita, il governo continua a difendere a spada tratta la legge 40 sulle “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, che sin dal titolo tradisce l’impostazione ideologica e clericale.
Quando si parla di fecondazione assistita subito si contrappongono due campi: da una parte c’è chi vede solo i rischi che potrebbe comportare, come ad esempio il commercio degli ovociti; dall’altra vi sono i difensori che mettono sul piatto della bilancia gli oltre quattro milioni di bambini e bambine nati, l’elusione di numerose malattie gravi geneticamente trasmissibili grazie alla diagnosi pre-impianto, la ricerca sulle cellule staminali con tutte le sue potenzialità. Mi chiedo: conta tutto questo o conta sola l’ideologia? Non si vogliono negare i rischi che, come in tutte le situazioni, si possono correre, ma è pensabile ad esempio negare la proprietà privata per prevenire il furto? Il parallelo è paradossale, ma fondato.

Personalmente non cesserò mai di ripetere che la legge 40 è una legge sbagliata che va cancellata o almeno cambiata. Questa legge è due volte cattiva: perché è crudele nei confronti delle donne in quanto il suo impianto originale, prevedendo il divieto di crioconservazione degli ovuli, sottopone le donne a ripetute iperstimolazioni ovariche; perché è mal fatta, ed infatti diversi tribunali - di Firenze, di Cagliari, di Bologna, il Tar del Lazio - sono intervenuti nel merito evidenziandone le incongruenze e interpellando anche la Corte Costituzionale. E la Corte ha imposto una prima modifica, e cioè la cancellazione sia del divieto di crioconservazione sia dell’obbligo dell’impianto dei tre ovuli fecondati, invocando il principio della uguaglianza e la ragionevolezza.
Ora è sotto scacco un altro pezzo importante della legge, quello relativo al divieto di fecondazione eterologa. Il tribunale di Firenze ha chiesto infatti alla Corte Costituzionale di pronunciarsi in merito ad un ricorso avanzato da una coppia che sostiene che il divieto della fecondazione eterologa lede il principio di uguaglianza e non rispetta l’obbligo di recepire il diritto comunitario. Infatti una sentenza pronunciata dalla Corte di Strasburgo ha condannato l’Austria ad eliminare una sua legge che prevedeva, come da noi, il divieto di fecondazione eterologa. Pochi sanno che dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona la Corte di Strasburgo per i Diritti dell’Uomo (ma quando verrà cambiato verrà cambiato il suo nome in Corte per i Diritti Umani?) è diventata organismo europeo e quindi le sue sentenze diventano norme di diritto comunitario.
Quindi questa legge va perdendo pezzi, ma i nostri legislatori, in primis gli ex laici Sacconi e Roccella, continuano a difenderla nel suo impianto fondamentale che, come dicevo all’inizio, è ideologico già a partire dal titolo.
In un interessante saggio sulla rivista “Bioetica”, M.Grazia Sacchetti, una giurista dell’Università di Modena, mette in evidenza la non casualità della scelta del termine “procreazione” anziché quello più corretto e specifico di “fecondazione” per il titolo della legge 40. Il termine fecondazione, usato nelle altre legislazioni europee, ha un significato prettamente medico. Il termine procreazione è quello teologico contenuto nel dizionario di bioetica del cardinal Tettamanzi che, comprensibilmente dal suo punto di vista, dice che il procreare è, in definitiva, un atto religioso.
Il problema sta tutto qui: il nostro è uno Stato laico o confessionale? E’ dalla risposta a questa domanda che discendono le leggi del nostro Paese.

GARDALAND: IL PARCO GIOCHI VIETATO AI BIMBI DOWN

A volte mi chiedo come sia possibile che in un Paese come l’Italia ancora si debba assistere a discriminazioni verso gli affetti dalla sindrome di Down, soprattutto quando tale avvenimento non si verifica in qualche frazione sperduta e provinciale, ma in uno dei parchi di divertimento più grandi d’Italia se non addirittura d’Europa.
Se è vero che ci possono essere dei giochi che per la loro violenza o velocità sono sconsigliati, o addirittura vietati a malati di cuore o affini per ragioni di sicurezza, non è certo possibile giustificare un tale divieto per i malati di sindrome di Down. Lascia infatti sbalorditi come Gardaland proibisca l’ingresso ad alcuni giochi a “persone con disabilità intellettive e relazionali”, includendo in questa categoria proprio i malati Down. Dal momento che questo tipo di situazione sembra essersi ripetuta più volte, l’Associazione Coordown ha, giustamente, deciso di intraprendere un’azione legale di class action nei confronti della direzione del parco di divertimento, sottolineando che in tutti gli altri parchi italiani tale divieto non esiste, ma sono le famiglie stesse ad avere la responsabilità di decidere se un gioco è o meno idoneo al soggetto disabile. 
Il 29 settembre scorso Maria Antonietta Farina Coscioni dei Radicali ha presentato in Parlamento una mozione al fine di chiedere un intervento del Governo in materia, ma a tutt’oggi né il Ministro della Salute, né il Ministro delle Politiche Giovanili hanno mai risposto alle interrogazioni. Questo tema mi coinvolge particolarmente e mi auguro che il prima possibile il Governo decida di intervenire invitando la dirigenza di Gardaland ad applicare le varie leggi che vigono in materia, e ad imporre l’eliminazione di qualunque forma discriminatoria nei confronti di portatori di handicap. Si potrebbe giustificare tale comportamento solo con l’ignoranza che circonda la materia, ma sarebbe auspicabile che almeno in determinati ambiti della società l’ignoranza fosse debellata e al suo posto prevalesse il buonsenso. La tutela dei minori, soprattutto se resi maggiormente indifesi da un handicap è dovere di ciascun cittadino italiano, ma lo è altrettanto evitare di porre in essere qualunque tipo di atteggiamento che veda un diversamente abile discriminato solo perché diverso.

Claudia Bastianelli
Resp. Pari Opportunità FGS

DONNE MANAGER: ITALIA ULTIMO PAESE D’ EUROPA




DONNE MANAGER: ITALIA ULTIMO PAESE D’ EUROPA

In questi ultimi giorni vari quotidiani riportano la notizia che l’Italia rappresenta il fanalino di coda per quanto riguarda la presenza delle donne nei livelli dirigenziali delle pubbliche amministrazioni e delle aziende. In realtà questa non rappresenta una novità: già da anni il nostro Paese non brilla da questo punto di vista, né da quello dell’occupazione femminile che, allo stesso modo, ci vede ultimi nelle classifiche europee. Le motivazioni che sono alla base di questa condizione non sono certo confortanti, soprattutto se si cerca di dare risposte risolutive senza aver approfondito il tema in ogni sua sfaccettatura. Il ricorso frequente al concetto di quote rosa, perdonerete la mia sincerità, rappresenta null’altro che un’umiliazione per le donne
stesse che vedono riconoscere la loro presenza nei cda delle grandi aziende, o anche  in Parlamento, solo per rispettare le percentuali imposte dai vari statuti, senza un reale riconoscimento del merito. Troppe volte, poi, sono le donne stesse a rinunciare a livelli di carriere manageriali, in quanto si troverebbero di fronte al bivio di dover scegliere tra lavoro e vita privata, scelta troppo impegnativa per donne madri di famiglia. Purtroppo va evidenziato che le donne sono sempre troppo sole di fronte a queste scelte: le politiche che ruotano attorno alla famiglia non sono sufficienti, ancora oggi la prima risorsa per le madri lavoratrici sono i nonni, in quanto asili pubblici e baby  sitter per molte famiglie italiane rappresentano solo un miraggio. Ritengo dunque che per affrontare seriamente la questione sia fondamentale operare in questa direzione: a nulla valgono e sono valse negli anni indietro leggi per la parità, ma piuttosto inciderebbero moltissimo leggi per il sostegno alle famiglie ed in modo particolare a chi della famiglia rappresenta il fulcro, appunto la donna. Va inoltre ricordato che l’Italia soffre ancora pesantemente di lacune culturali troppo resistenti per essere sradicate: in tutto il Paese, ma soprattutto nel sud, il concetto che donna equivale a quello di madre e moglie, ma non di lavoratrice e questo influenza negativamente l’intera sfera di dibattito. Una cosa, però, sarebbe importante non dimenticare per un Paese che fa parte delle otto grandi potenze della terra: il livello di evoluzione di  una società non può essere misurato solo su indicatori di crescita economica, ma soprattutto in base ad indicatori di sviluppo, come ad esempio: donne che studiano, donne che lavorano, donne che ricoprono cariche di rilievo, donne che  partecipano alla vita politica e alla società civile. Solo modificando dunque in primo luogo la mentalità, l’Italia potrà finalmente abbandonare logiche ghettizzanti ed avere il coraggio di investire su donne che dimostrino capacità e meriti.

Claudia Bastianelli
Resp. Pari Opportunità FGS

NOBEL A EDWARDS. MORICONI: SCONCERTANTE CHIUSURA DEL VATICANO 
Le dichiarazioni di sdegno espresse dal Vaticano circa l’assegnazione del Nobel allo scienziato britannico Edwards, l’uomo che ha reso possibile la fecondazione assistita, dando così la vita dal 1978 a 4milioni di bambini, sono il segno di una chiusura etica davvero sconcertante e che risulta difficilmente comprensibile in una chiesa che dovrebbe esaltare la vita come dono di Dio. - E' quanto dichiara Rita Moriconi, della Direzione nazionale del PSI e  consigliera regionale dell Emilia Romagna. - Il Vaticano - prosegue Moriconi - trova inaccettabile che il premio Nobel sia stato attribuito a quello stesso uomo che afferma da sempre che non c’è niente di più bello e importante al mondo del diventare genitori e proprio per consentire ad ognuno di esserlo ha dedicato la sua vita alla studio e alla ricerca.
Ancora una volta l’ingerenza della Chiesa - osserva l'esponente socialista - è mirata a minare il progresso. Ancora una volta la Chiesa è contro le donne e  i loro diritti, quello alla maternità in questo specifico caso, così come negli anni ‘70 lo fu riguardo alla scelta di non essere madri.
Per questo, come donna socialista e come madre, - sottolinea Moriconi - non posso che stigmatizzare questa presa di posizione del Vaticano che cozza contro l’etica e la morale del libero pensiero.
Ritengo inoltre che sia giunto il momento di ridiscutere i termini e i vincoli della legge 40, che di fatto ha bloccato in Italia le fecondazioni in vitro lasciando però ad alcuni privilegiati - conclude Moriconi - la possibilità di scegliere questo percorso all’estero.